mercoledì 29 novembre 2017

Ho cercato il mio Spadino…Intervista a Giacomo Ferrara

Giacomo Ferrara è l’interprete di Alberto Anacleti/Spadino, lo “zingaro” di Suburra. Se Spadino è già un personaggio cult per il suo pubblico, che sta attendendo la seconda stagione, Giacomo “guarda in alto”. In questa intervista ci racconta qualcosa su Spadino, Angelo di Il permesso e anche del suo ultimo progetto, Guarda in alto, opera prima di Fulvio Risuleo.



Iniziamo da Suburra, come nasce e come ri-nasce Spadino? Nel senso, come hai lavorato al personaggio prima per il film e poi per la serie? Da un personaggio che ha un quarto d'ora di storia nel film a dieci puntate della serie, è un bel lavoro...

Per me è stato come affrontare due personaggi diversi. Li ho anche affrontati in maniera molto diversa, perché lo Spadino del film non ha molto da raccontare. Non c'era qualcosa che potesse richiamare un background, non c'era molto spazio per l'immaginazione. Quindi ho lavorato semplicemente su quello che dettavano le scene, sul lavoro di cui mi aveva parlato Stefano Sollima già in fase di provino, che avevamo creato insieme e lo abbiamo poi riportato sul set.
Invece per il lavoro del personaggio per la serie c'era molto più materiale, più sfumature. Lì c'è stato un lavoro più intenso, più complesso perché era molto quello che andavamo a raccontare.
Come nasce? Nasce come un personaggio già forte, ha una cultura molto caratterizzante e questo comporta che il mondo sinti, che è in generale molto teatrale, influisca sulle movenze del corpo; ci sono gesti molto teatrali, c'è la spacconeria e c'è anche la maschera con il sorriso ironico che porta spesso e che è solo di facciata. Poi sotto sono andato a ricercare tutto il dramma che vive il personaggio, è in una posizione di rinnegazione. Di conseguenza, il perché della maschera lo si intuisce dal suo dramma.

Sempre parlando del rapporto tra il film e la serie, come hai fatto a lavorare “a ritroso” sul personaggio? C'è qualcosa del primo Spadino in quello della serie?

Certo. Ritrovi la sfrontatezza, il suo ghigno, il suo non stare alle regole di nessuno, sempre il posto nel mondo che hanno entrambi, questo sì. In realtà non ho pensato molto ad andare a ritroso. Sono andato a vedere queste linee, che già c'erano, per andare poi a creare un personaggio diverso. Non sono stato molto a chiedermi quanto tempo prima o cosa fosse realmente successo, è stata piuttosto la sceneggiatura a darmi lo spunto per creare.

Per creare Spadino ti sei ispirato a qualche interpretazione in particolare? Ti faccio un esempio molto azzardato: più o meno nel periodo in cui è uscito Suburra è uscito anche Lo chiamavano Jeeg Robot, e lì c'è Luca Marinelli che interpreta Lo Zingaro ed ora è un po' lo “zingaro” per eccellenza...

No, anzi, il lavoro di Luca Marinelli è meraviglioso ma diverso dal mio. Non mi sono ispirato a nessuno, se dovessi pensare a qualcosa, ma molto in generale direi un Joker, ma alla fine non lo è; del Joker vediamo solo la parte malvagia e non c'è tutta la parte che si racconta di Spadino e del suo dramma. Potremmo pensare ad un Jesse Pinkman di Breaking Bad, ma nemmeno tanto. Non ci pensavo troppo. Non mi sono ispirato, ho cercato il mio di Spadino. Poi mi hanno accomunato a diversi personaggi bellissimi e ne sono felice; significa che ho fatto un buon lavoro. Non ho pensato a chi o cosa prendere spunto per il tutto.

Hai un po' paura di rimanere “incastrato” in Spadino?

Questo non so, lo dirà il futuro. Non ci penso. Penso a fare del mio meglio in ogni ruolo che mi verrà proposto. Chiaramente Spadino è un personaggio molto forte che rimarrà nell'immaginario di tutti, ha una grande presa; però, sinceramente, non ci penso più di tanto.

Parliamo di Il Permesso; Angelo è, un po' come Spadino, un ragazzo “cattivo”, però è un personaggio diverso. Vediamo il riscatto di Angelo e non il suo passato. È anche un personaggio molto diverso dagli altri; gli altri cercano vendetta, il tuo no, è come se cercasse altro.

In realtà Angelo non è un cattivo ragazzo, è in carcere perché ha fatto una “cazzata”, una rapina a mano armata. Più che altro ha delle cattive frequentazioni, non ha punti di riferimento e si ritrova con persone che lo portano sulla cattiva strada. In carcere capisce che può fare tanto ed esce con
l'idea di riabbracciare la propria famiglia e non per un motivo come gli altri, chi per vendetta, chi per scappare o per salvare il figlio, esce per buona condotta. Nel corso del film esce un po' la storia del personaggio; ha capito che ha fatto un errore che non vuole commettere più, ma d'altro canto gli amici cercano di riportarlo sulla cattiva strada, si ritrova combattuto a scegliere tra la propria famiglia e cosa è giusto fare. È un personaggio diverso da Spadino. Per quanto Spadino non stia bene all'interno della sua famiglia ha scelto di avere una vita criminale, Angelo no, ci si è ritrovato dentro. Ha preso parte ad una rapina ad un benzinaio, è stato preso ed è giusto che sia in carcere, non è però quella la vita che vuole per sé.

Il tuo ultimo film, Guarda in alto, è tutto un altro mondo rispetto a Suburra e Il permesso.

Guarda in alto è un film di un genere tutto suo. È un'avventura che nasce da questo personaggio, Teco, che fa il fornaio e magari si aspettava di più dalla vita, gli manca qualcosa, sente che si è “svegliato troppo tardi”, c'è, di conseguenza, un momento iniziale di depressione. La storia parte con un episodio di un gabbiano che cade fuori al forno dove lavora; Teco si trova lì per fumarsi una sigaretta, vede questo gabbiano e decide istintivamente di andare a vedere cosa è successo e parte alla volta di questa avventura che alla fine lo riporterà a sognare.

Per concludere vorrei farti una domanda un po' scomoda ma che, purtroppo, nasce spontanea. Pensi che una fiction come Suburra possa in qualche modo anticipare la realtà? se pensiamo agli ultimi fatti di cronaca a Roma.


Penso invece che la realtà superi la finzione, lo stiamo vedendo ore e si è sempre visto. Lo scopo di fiction come Suburra è quello di intrattenere e non di fare una sorta di documentario di denuncia su Roma anche perché prende spunto dal libro di De Cataldo. Si è scoperto che erano fatti reali solo in corso d'opera. Quando è scoppiato il caso di Mafia Capitale si stava girando il film di Stefano Sollima, ma non è una cosa voluta. Suburra è “una Roma” ma non vuole essere assolutamente una denuncia o un documentario. Poi non possiamo farci niente... Non c'è neppure l'intento di miticizzare dei personaggi. Se pensiamo ai giorni nostri, ci sono tante cose che sono già viste e già successe e che comunque non c'entrano molto con la serie. Non penso neppure che sia un fatto di emulazione, magari si può emulare un look ma non quello che sono le azioni dei personaggi. Non penso che una serie, che sia Suburra, Gomorra o Romanzo Criminale, possa portare qualcuno a fare del male, il male è sempre esistito e sempre ci sarà a prescindere. Non è per colpa nostra se ci sarà il crimine nel mondo.


Una scena da Guarda in alto di Fulvio Risuleo.
Fonte: repubblica.it

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