In
attesa del sequel, che uscirà domani, 2 febbraio, vi propongo
una piccola recensione di Smetto quando voglio, esplosiva
opera prima di Sidney Sibilia del 2014.
La
cosa migliore che puoi fare nei momenti di crisi è reinventarti: è
questa l'idea che spinge Pietro (Edoardo Leo), neurobiologo appena
licenziato dall'università, a fondare la banda dei ricercatori e
entrare nel mondo della produzione e traffico delle smart drugs.
“L'unica
cosa che so fare è studiare”, così il protagonista reimpiega le
proprie competenze di chimica teorica per creare una droga sintetica
NON ILLEGALE e, con l'aiuto dei suoi “colleghi”, la immette nel
mercato.
La
banda dei ricercatori è un gruppo di pusher
assolutamente fuori dalle righe, ricercatori universitari di ogni
campo, dai latinisti agli economisti, uniti dalla forza della
disperazione contro il sistema universitario che li ha accantonati, e
costretti a “fare altro” per sbarcare il lunario.
Ognuno di loro mette a disposizione della causa ciò in cui eccelle, dal talento nel creare medicinali del chimico (Stefano Fresi) alle doti di immedesimazione dell'antropologo (Pietro Sermonti) al furgoncino “immultabile” messo a disposizione dall'archeologo (Paolo Calabresi). Il risultato non può che essere stupefacente e la banda dovrà fare i conti con tutto quello che una vita da gang comporta.
Ognuno di loro mette a disposizione della causa ciò in cui eccelle, dal talento nel creare medicinali del chimico (Stefano Fresi) alle doti di immedesimazione dell'antropologo (Pietro Sermonti) al furgoncino “immultabile” messo a disposizione dall'archeologo (Paolo Calabresi). Il risultato non può che essere stupefacente e la banda dovrà fare i conti con tutto quello che una vita da gang comporta.
Smetto
quando voglio è una commedia all'italiana in piena regola –
come non pensare subito a La banda degli onesti (C.
Mastrocinque, 1956) o a I soliti ignoti (M.
Monicelli, 1958) – ma che rinnova il genere grazie alla
grande forza creativa del suo giovane regista che è anche autore di
soggetto e sceneggiatura.
Il
film affronta, in modo ironico e, talvolta con una piega surreale,
temi attuali per la società italiana; dalla disoccupazione alle
nuove droghe, Smetto quando voglio è il ritratto della
condizione dei cervelli non in fuga e del modo molto italiano di
sapersi districare dalle beghe della vita, spesso anche rasentando
l'illegalità.
Se
la base del lavoro di Sibilia sembra qualcosa di già visto e
rivisto, è l'operazione che compie il regista che porta il film ad
un livello nuovo e fresco. Dialoghi pungenti, che rasentano il nerd,
uso quanto più moderno della macchina da presa e una colonna sonora
molto rock. Ma è la fotografia, così accesa e psichedelica, tanto
da far sentire allo spettatore preda di un trip
allucinogeno, a rendere il film visivamente geniale.
Come
disse una cara FilmLover, di cui non dirò il nome, Smetto
quando voglio è un gioiellino del nuovo cinema italiano, io lo
consiglio perché è divertente ma non scontato, una botta de vita!
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