mercoledì 1 febbraio 2017

...e se io (la droga) te la faccio diventare legale?



In attesa del sequel, che uscirà domani, 2 febbraio, vi propongo una piccola recensione di Smetto quando voglio, esplosiva opera prima di Sidney Sibilia del 2014.
La cosa migliore che puoi fare nei momenti di crisi è reinventarti: è questa l'idea che spinge Pietro (Edoardo Leo), neurobiologo appena licenziato dall'università, a fondare la banda dei ricercatori e entrare nel mondo della produzione e traffico delle smart drugs.
“L'unica cosa che so fare è studiare”, così il protagonista reimpiega le proprie competenze di chimica teorica per creare una droga sintetica NON ILLEGALE e, con l'aiuto dei suoi “colleghi”, la immette nel mercato.
La banda dei ricercatori è un gruppo di pusher assolutamente fuori dalle righe, ricercatori universitari di ogni campo, dai latinisti agli economisti, uniti dalla forza della disperazione contro il sistema universitario che li ha accantonati, e costretti a “fare altro” per sbarcare il lunario.
Ognuno di loro mette a disposizione della causa ciò in cui eccelle, dal talento nel creare medicinali del chimico (Stefano Fresi) alle doti di immedesimazione dell'antropologo (Pietro Sermonti) al furgoncino “immultabile” messo a disposizione dall'archeologo (Paolo Calabresi). Il risultato non può che essere stupefacente e la banda dovrà fare i conti con tutto quello che una vita da gang comporta.
Smetto quando voglio è una commedia all'italiana in piena regola – come non pensare subito a La banda degli onesti (C. Mastrocinque, 1956) o a I soliti ignoti (M. Monicelli, 1958) – ma che rinnova il genere grazie alla grande forza creativa del suo giovane regista che è anche autore di soggetto e sceneggiatura.
Il film affronta, in modo ironico e, talvolta con una piega surreale, temi attuali per la società italiana; dalla disoccupazione alle nuove droghe, Smetto quando voglio è il ritratto della condizione dei cervelli non in fuga e del modo molto italiano di sapersi districare dalle beghe della vita, spesso anche rasentando l'illegalità.
Se la base del lavoro di Sibilia sembra qualcosa di già visto e rivisto, è l'operazione che compie il regista che porta il film ad un livello nuovo e fresco. Dialoghi pungenti, che rasentano il nerd, uso quanto più moderno della macchina da presa e una colonna sonora molto rock. Ma è la fotografia, così accesa e psichedelica, tanto da far sentire allo spettatore preda di un trip allucinogeno, a rendere il film visivamente geniale.

Come disse una cara FilmLover, di cui non dirò il nome, Smetto quando voglio è un gioiellino del nuovo cinema italiano, io lo consiglio perché è divertente ma non scontato, una botta de vita!  

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