Amo la fiaba di Cenerentola fin da
quando ero bambina, sarà per il principe, sarà per il ballo o semplicemente per
l’abito e le scarpe di cristallo (noi donne amiamo le scarpe più di molte altre
cose). Alla notizia di un film d’animazione italiano ispirato alla fiaba di
Basile, scritta ancor prima di quella dei fratelli Grimm, ho deciso che avrei
fatto di tutto per poterlo vedere al cinema.
Chi pensa che Gatta Cenerentola sia
la semplice trasposizione in chiave moderna della novella di Giambattista Basile
o una nuova versione del cartone animato Disney, si troverà davanti qualcosa
che di fiabesco non ha davvero nulla.
Cosa rimane di La gatta Cenerentola
nel film?
Gatta Cenerentola di Ivan
Cappiello, Dario Sansone, Marino Guarnieri e Alessandro Rak, mantiene il cuore
della fiaba e soprattutto l’ambientazione napoletana.
Vittorio Basile, armatore ed
inventore, ha costruito il Polo della Tecnologia e della Memoria, una nave
immensa, ormeggiata nel porto di Napoli, un luogo dove, grazie a degli
ologrammi si riesce a far convivere presente e passato. Durante il suo
matrimonio con la bella Angelica Carannante, Vincenzo viene ucciso dall'amante
della donna, Salvatore Lo Giusto. Angelica prende sotto la sua ala Mia, la
figlia di Vittorio ed allontana tutto l’equipaggio della nave compreso Primo
Gemito O Principe, la guardia che si prendeva cura della bambina.
Quindici anni dopo Lo giusto è
diventato "O re", e sta tornando a Napoli per sposarsi con Angelica che, nel
frattempo, ha ridotto in schiavitù la povera Mia, che è diventata Gatta
Cenerentola, e gestisce con le sue sei figlie la nave che è diventata un locale
a luci rosse.
Primo Gemito, ora entrato nella
polizia sta indagando sui traffici illegali di Lo Giusto e sulla nave i destini
dei personaggi si ritroveranno proprio come quindici anni prima.
In Gatta Cenerentola ritroviamo, in
qualche modo, tutti gli elementi chiave della fiaba, Cenerentola, la matrigna e
le sorellastre (ben sei) il principe e anche la scarpetta. Li ritroviamo però
in un intreccio più vicino a Gomorra che ad una fiaba.
Le vicende sono infatti ancorate
alle spinose questioni della Napoli contemporanea, la malavita, l’inquinamento e
i problemi sociali (basti pensare che Cenerentola si ritrova a quasi diciotto
anni praticamente analfabeta e muta). Gli autori hanno voluto richiamare l’attenzione
del pubblico verso questi temi attualizzando i tanti archetipi che popolano la fiaba.
Oltre alle tematiche forti, il film
è pervaso dall’atmosfera partenopea, l’uso del dialetto napoletano, della
musica e della canzone partenopea, e vi è perfino il richiamo al teatro di De
Filippo - la figura di Angelica ricorda molto quella di Filumena Marturano.
Vi è inoltre nel film una poeticità
incarnata da Basile, nome che richiama all’autore della novella originale, che
si definisce un sognatore e che ha costruito un luogo dove la memoria diventa realtà
(se pur virtuale). Nella nave di Basile, infatti, i luoghi hanno una memoria,
gli ologrammi riportano davanti agli occhi dei personaggi i ricordi del loro
passato e influenzano le loro azioni nel presente. La convivenza nel film della dimensione del ricordo con quella del presente dà così al film una connotazione fortemente atemporale.
Per Gatta Cenerentola la tecnica d’animazione
mescola la bidimensionalità degli sfondi ad acquerello che ritraggono Napoli e
la tridimensionalità dei personaggi che hanno tratti definiti e poco
naturalistici. Ne risulta un’atmosfera irreale che ben incarna lo spirito del
film.
Il cast di doppiatori è di gran
pregio, Alessandro Gassman (Primo Gemito), Mariano Rigillo (Vincenzo Basile),
Renato Carpetieri (Il commissario), Massimiliano Gallo (Salvatore Lo Giusto) e
Annamaria Calzone (Angelica Carannante) danno voce ai personaggi che popolano
la nave.
P.S. Prima del film è stato
proiettato il corto Simposio di suino in Re Minore, un originale e decisamente
divertente omaggio in salsa partenopea al regista giapponese Hayao Miyazaky.
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