È stata annunciata per maggio 2017 l’uscita della terza stagione di
Twin Peaks, serie ideata nel 1990 da David Lynch e Mark Frost. La scelta della
campagna pubblicitaria è molto bizzarra: sono stati affissi annunci con la foto
di Laura Palmer (Sheryl Lee) dichiarata scomparsa con tanto di numero
telefonico da chiamare. Gli episodi in uscita, attesi trepidamente dai fan
della serie, sono ambientati venticinque anni dopo i fatti accaduti nelle prime
due stagioni. Dunque ho deciso di spendere qualche parola per questa serie che,
a mio avviso, è conturbante e intrigante. Ricordo inoltre che dal 10 maggio, su
Cielo, sono riproposte le prime due stagioni.
La prima stagione si apre con un episodio pilota della durata di
un’ora e mezza. Tutto inizia con il ritrovamento del cadavere di Laura Palmer,
una liceale uccisa brutalmente e chiusa nella plastica. Immediatamente la
polizia locale indaga sulla scomparsa della giovane, ragazza apparentemente perfetta
e benvoluta. Tutti a Twin Peaks sono sconvolti da questa morte, è un evento più
unico che raro in paese così tranquillo. Ben presto però vengono a galla i suoi
segreti e quella che sembra essere una doppia vita e come Laura presenta una
natura oscura e una seconda vita connotata da droga e sessualità smodata, così
anche quel luogo sperso tra i boschi nasconde un lato sinistro e demoniaco.
Ad aiutare nelle indagini arriverà l’agente dell’FBI Dale Cooper,
interpretato da Kyle MacLachlan. Cooper è un agente con un grande senso morale,
leale, intuitivo, furbo, intelligente e chi più ne ha più ne metta. Ma la
peculiarità di Cooper è quella di poter contare su poteri paranormali che gli
permettono di fare sogni rivelatori e di trovarsi a contatto con entità
extraterrene (il gigante in particolare) che gli rivelano indizi importanti.
Non solo lui ha poteri sensoriali, anche la madre di Laura Palmer è tormentata
da visioni e intuizioni. Dietro alla morte di Laura Palmer infatti non vi è la
mano di un semplice assassino, ma qualcosa di più complesso e demoniaco che
aleggia nella foresta che, cupa, si erge attorno a Twin Peaks. Senza entrare
nel dettaglio, vi dirò solo che la mano che ha posto fine alla giovane vita
della liceale, era guidata da una forza paranormale. I due sceneggiatori quindi
immergono lo spettatore in un mondo cinematografico che viaggia dalla commedia
grottesca al thriller paranormale fino a toccare vette dell’horror. Dunque la
tensione e l’inquietudine suscitate dagli eventi brutali dietro alle quinte di
Twin Peaks, sono intervallati da simpatici siparietti. Non mancano nemmeno intrighi, inganni e relazioni
amorose degni di una telenovela. La serie ideata da Lynch e Frost per l’epoca,
in effetti, era innovativa perché l’intreccio della storia che si sviluppava man
mano, si scostava dai più tradizionali telefilm in cui ogni episodio era
autoconclusivo, senza contare la cura a livello registico, anch’essa una novità
per una serie tv.
La seconda stagione, ahimè, almeno nella prima parte, perde il filo
narrativo. Questo è dovuto al fatto che per volontà dei produttori, l’assassino
di Laura Palmer è stato svelato con netto anticipo, perciò la trama si
affievolisce per soffermarsi su vicende più consone a una telenovela, come, ad
esempio le sorti del belloccio James Hurley (James Marshall) e Donna Hayward
(Lara Flynn Boyle) o le dinamiche tra Jocelyn Packard (Joan Chen) e Catherine
Martell (Piper Laurie). La struttura narrativa si riprende solo nella seconda
parte della seconda stagione, con l’arrivo di un personaggio folle, ex nemico
di Cooper, Windom Earle (Kenneth Welsh), che riporterà la storia entro eventi
oscuri e paranormali nella ricerca della Loggia Nera. Il finale della seconda
stagione (che non vi svelerò) è degno di nota, degnamente conturbante come, del
resto, tutti i lavori di Lynch, che si occupa della regia di quest’ultimo
episodio.
Dunque vi consiglio caldamente questa serie che, nonostante gli anni
che porta, rimane sempre attuale e un ottimo lavoro da guardare.
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