martedì 5 dicembre 2017

Smetto quando voglio, Ad Honorem. La banda è tornata (per l'ultima volta)

Sidney Sibilia chiude la sua trilogia sulla banda di spacciatori più memorabile della storia del cinema italiano. Smetto quando voglio Ad Honorem è infatti l'ultimo episodio della prima vera saga cinematografica italiana. Ma andiamo per ordine...



Pietro Zinni (Edoardo Leo) è un ricercatore universitario che ha perso il lavoro, preso dalla disperazione mette su una banda per la produzione e spaccio di smart drugs (che ricordiamo, NON sono illegali). I suoi complici ovviamente sono tutte "le migliori menti in circolazione", due latinisti, un antropologo, un chimico, un economista e un archeologo, a cui si aggiungono, nel secondo episodio (Masterclass) un ingegnere e un medico. Tutti ovviamente disoccupati (o quasi). Messa così sembra davvero una banda di falliti e invece loro "non perdono mai, non vincono mai, però rompono sempre il cazzo a tutti". 
Questo terzo episodio inizia in uno dei momento clou della storia, il furto del cromatografo da parte del vero cattivo della saga Walter Mercurio (Luigi Lo Cascio). Un anno dopo ritroviamo Pietro che cerca inutilmente di convincere chiunque lui incontri che c'è un pazzo senza nome che sta per compiere un attentato con il gas nervino, nessuno gli crede tranne Alice Gentili (Giusy Buscemi), una giovane blogger che gli lancia un indizio. Il luogo dove si trova il cromatografo è un ex tecnopolo dell'Università La Sapienza in cui lavorava anche una vecchia conoscenza della banda, il Murena (Neri Marcorè).
Pietro si fa trasferire al carcere di Rebibbia dove riesce ad incontrare il Murena e a capire cosa ha in mente Mercurio. Riunisce la squadra e li convince ad evadere per fermare il pazzo del treno... il resto è leggendario.
Se in Italia sta tornando forte il cinema di genere Sidney Sibilia fa letteralmente esplodere ogni barriera tra i generi cinematografici. In smetto quando voglio troviamo molta commedia, ma anche azione, romanticismo e una non tanto velata denuncia al sistema. 
Smetto quando voglio è una saga ma davvero sui generis, non ha una sequenzialità lineare, i tre episodi si incastrano tra di loro a formare un unicum narrativo molto compatto.
L'elemento più forte del film è la sceneggiatura, troviamo dei dialoghi brillanti, a volte addirittura esilaranti e anche un po' nerd che funzionano anche nelle scene più d'azione.
La fotografia è un po' il marchio di fabbrica della saga, talmente irreale da sembrare un trip allucinatorio.
Il cast è spettacolare come sempre; ogni personaggio è ben definito, complesso, ognuno ha la sua storia e ognuno un suo ruolo ben preciso nelle dinamiche della banda. I due cattivi, Lo Cascio e Marcorè, sono la perfetta nemesi della banda, cattivissimi e misteriosi da veri villains cinematografici.
 Farei una menzione speciale all'Alberto di Stefano Fresi; in tre film ha sintetizzato e dis-sintetizzato droghe, creato esplosivi, disinnescato bombe chimiche, cantato, ed è persino diventato un cartone animato e soprattutto mi ha ha fatto morire dalle risate... meglio di James Bond.

La banda dei ricercatori ci lascia ed è un po' come perdere di vista dei buoni amici, ma è giusto così... 

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