Gomorra è ormai
un fenomeno di culto; citazioni e parodie dilagano ovunque e non si può fare a
meno di dire “Sta senza pensier” o “Ce ripigliammo tutto chillo ch’era o nuostro!”
Nel 2006 Roberto
Saviano pubblicò il romanzo-inchiesta che divenne subito un fenomeno non solo letterario
ma sociale; per la prima volta si parlava del fenomeno della camorra senza
risparmiare nomi e cognomi. Al romanzo seguì il film di Matteo Garrone del 2008
ed infine nel 2014 andò in onda la prima stagione della serie.
Un progetto di
serialità deve ampliare trama e sistema dei personaggi e nel corso delle due
stagioni vediamo che al nucleo iniziale si è aggiunto molto altro.
Nella serie di
Gomorra incontriamo il clan dei Savastano. Don Pietro (Fortunato Cerlino), sua
moglie Imma (Maria Pia Calzone) e suo figlio Gennaro detto Genny (Salvatore
Esposito) ne sono i capi. È in atto una guerra di mafia tra loro e Salvatore Conte
(Marco Palvetti). Quando don Pietro per un banale controllo della polizia
finisce in prigione, il clan rimane senza un capo, Genny è inesperto e donna
Imma una donna, è il momento per Ciro Di Marzio detto l’Immortale (Marco
D’Amore) per riscattarsi da soldato e diventare il capo. Ovviamente donna Imma
non vuole cedere il potere e scatenerà tutto l’odio dell’Immortale.
Nella prima serie
tutte le vicende ruotano attorno al clan Savastano e Ciro, nella seconda
possiamo notare come l’universo diegetico si sia allargato a tutta una serie di
comprimari, tanto da creare linee narrative parallele a quella principale di
Ciro contro i Savastano. A Genny e Ciro si aggiungono Scianel (Cristina Donadio), Patrizia (Cristina dell'Anna), O
Principe (Antonio Folletto), O Track (Carmine Monaco) e tanti altri.
In questo modo
Gomorra si distacca dalla serialità “all’italiana” per avvicinarsi a quella
statunitense.
Un elemento
della serie di Gomorra che la distacca molto dal panorama italiano è quello di
aver scelto ben quattro registi a cui affidare le varie puntate,
Stefano Sollima, Francesca Comencini, Claudio Cupellini e Claudio Giovannesi
che si aggiunge nella seconda serie. Quattro stili di regia molto differenti
che si adattano ai diversi mood che possiamo ritrovare nel corso della serie.
Se con Sollima troviamo un ritmo serrato per la narrazione, con Comencini si ha
un approccio più “freddo” e lento. Alla pittoricità dei movimenti di macchina
di Cupellini si alterna la crudezza della regia di Giovannesi.
L’autorialità
che pervade la serie non ha sminuito la sua ricezione sul grande pubblico,
anzi! Gomorra, proprio grazie alla serie, è diventato un fenomeno “pop”, le
battute di Ciro, Genny e gli altri sono diventati dei tormentoni. Oggi su Sky
Atlantic riprenderà la terza serie e i fan non riescono proprio a “sta senza
Pensier”
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