martedì 2 maggio 2017

“Spero che le belle cose degli ultimi anni possano portare il cinema italiano lontano”, una chiacchierata con Andrea Arcangeli

Foto di Stefano Guindani
dal libro Sguardi d'attore - I volti di Rai Cinema 

Andrea Arcangeli è l'attore protagonista di The_Startup, ultimo film di Alessandro D'Alatri, ha 23 anni, un curriculum di tutto rispetto (Fuoriclasse, Romeo e Giulietta, Tempo instabile con probabili schiarite, Il paradiso delle signore) e le idee molto concrete su come si lavora nel mondo del cinema.
Subito dopo aver visto il suo film, gli ho chiesto di potergli fare qualche domanda, e ho scoperto che Andrea ha una grandissima grinta e molto da raccontare. Se volete saperne di più su un attore giovane e di talento, godetevi la nostra intervista.



The_startup è il tuo primo ruolo da protagonista sul grande schermo, cosa si prova? E soprattutto, cosa hai provato alla prima nel cinema della tua città dove, magari, andavi da bambino?

Questo ruolo l'ho desiderato fortemente, fin dal primissimo incontro col regista, e dopo quel momento travolgente in cui mi hanno chiamato per dirmi che ero stato preso ho cercato sempre di mettere in primo luogo la professionalità che un' occasione del genere richiede. Vedermi sullo schermo mi fa sempre uno strano effetto, gioia pura ma anche terrore nel non essere mai all'altezza, e vedermi nella mia Pescara affianco a tutte le persone che mi hanno sempre sostenuto fin dal mio primo anno di vita è ovviamente una delle cose più gratificanti.

Cosa ti è piaciuto del soggetto di The_startup?

La storia si prestava perfettamente ad un soggetto cinematografico, ed era finalmente una storia diversa dalle altre. La cosa che mi ha intrigato in modo assoluto forse è stata la possibilità di interpretare quasi più personaggi in uno, dato il cambio che il personaggio affronta da metà film in poi.

Come si costruisce un personaggio reale e con tanto carattere come Matteo Achilli? Di solito l'attore si immedesima in un personaggio di fantasia e può farlo suo; quanto c'è di Andrea Arcangeli nel Matteo del film?

Appena saputo del mio casting nel film ho immediatamente agito come il buon metodo americano vorrebbe: andare a sviscerare tutto lo “sviscerabile” sul vero Matteo. Poi ho un po' frenato il tiro, e insieme al regista ho capito che potevamo lavorare su dei personaggi nostri, funzionali alla storia cinematografica che ci apprestavamo a raccontare, che per quanto tratta da una vicenda reale sarebbe vissuta comunque su uno schermo. E così lavorando sulla sceneggiatura il risultato è stato un po' un mix di tante cose, momenti della mia vita, modi di fare del vero Matteo, strade consigliate dal regista, e il tutto il più possibile vivo nelle relazioni con i personaggi che gli altri attori portavano in scena.

The_startup parla di come i ragazzi italiani sentano fortemente l'esigenza di meritocrazia in campo lavorativo; tu che ne pensi?

Credo che l'intero genere umano abbia bisogno di sentirsi appagato e riconosciuto per gli sforzi che fa, altrimenti il rischio è quello di disperare, nel senso letterale di perdere la speranza e di conseguenza la spinta nel produrre cose utili a se stessi e al mondo.

Pensi che The_startup possa essere uno stimolo per i ragazzi che lo vanno a vedere?

Era un mio pensiero, che ho visto tramutarsi in realtà quando ho potuto sentire le reazioni di una marea di ragazzi che vedendo il film si sono sentiti travolti da una voglia pazzesca di fare e di mettersi in gioco, anche perché credo che il messaggio principale del film sia proprio questo: le possibilità sono lì e sono pronte ad essere afferrate se noi siamo disposti a giocarci tutto pur di farle nostre.

Hai degli attori di riferimento?

Amo gli attori che sanno stupirmi, quelli che fanno qualcosa di inaspettato e che mi fanno chiedere "cosa li ha portati a dire questa battuta in questo modo?", perché riescono a catturarmi in modi che conoscono solo loro. Se devo dirti dei nomi ti direi Joaquin Phoenix e Javier Bardem.

Cosa pensi del cinema italiano degli ultimi anni? Credi che ci sia un ricambio generazionale sia per i registi che per gli attori? (penso al cast di The_startup, a Matilda De Angelis o a Gabriele Mainetti e Sidney Sibilia)


Inevitabilmente qualcosa sta succedendo, registi nuovi con idee forti escono fuori, attori freschi si fanno largo con una grinta e una fame che molti dei vecchi non hanno più, ma tutto ciò serve a poco se non gli si dà fiducia, perché altrimenti si rimane impantanati per sempre. Spero che le belle cose degli ultimi anni possano portare il nostro cinema lontano.

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