domenica 19 marzo 2017

Zootropolis, dove gli animali siamo noi!




Partiamo dal presupposto che il metro di giudizio (parziale, poi vi dirò perchè) utilizzato è quello di un bambino di quasi quattro anni: mio nipote. Ultimamente io e il mio “ragazzo” ovvero mio nipote, ci guardiamo qualche cartone assieme. Unisco l'utile al dilettevole: divano, coperta, serpenti – che sarebbero i miei piedi con i calzini – pop corn e filmetto. Con Zootropolis, però, qualcosa è andato storto, una parte del film lo ha terrorizzato a morte e quindi ho dovuto spegnere. Quindi io e la Nini (la gatta), ce lo siamo dovute guardare a casa nostra, senza pop corn questa volta, altrimenti li vuole pure lei e ad un gatto i pop corn, non fanno proprio bene.
Zootropolis è il vincitore agli Oscar 2017 nella categoria “miglior film d' animazione”; non poteva essere diversamente, visto che ho colto in questo film una certa vena politica. Il film è della Walt Disney Animation Studios, ed ho trovato fantastico che un contrabbandiere all'angolo di una strada vendesse dvd pirata di tutti i film Disney.
La protagonista del film, Judy, è una coniglietta che sogna di trasferirsi a Zootropolis, la grande metropoli dell'integrazione, dove predatori e prede, ormai civilizzati, convivono pacificamente. Judy vuole diventare un poliziotto. Judy, però è un coniglio per di più è una femmina, la strada potrà essere in salita o in discesa? Bravi, ovviamente in salita. Judy è una po' come Laverne Hooks (Marion Ramsey) del film Scuola di Polizia, ve la ricordate? La cadetta piccola, timida, sembrava un timido coniglietto, in realtà dentro di lei si nasconde un leone che all'occorrenza esce fuori. Judy è così: timida, educata, piccina, inesperta per quanto riguarda la città. È infatti nata in un piccolo paese di campagna, da una famiglia di contadini e conosce poco della città. Caratteristico è il viaggio in treno di Judy che, meravigliata scopre il mondo che la circonda, grande e nuovo. La nostra eroina supera l'addestramento in accademia in maniera eccellente però poi nel suo distretto si ritrova a lavorare con enormi predatori. Judy inizia la sua carriera come ausiliare del traffico ed è qui che conosce la volpe truffatrice Nick Wilde. I due si ritroveranno a collaborare ad un caso di grandi mammiferi (predatori) scomparsi. Nella figura della volpe si condensano tutti i pregiudizi razziali con i quali tutti i giorni ci ritroviamo a dover convivere o combattere, “l'altro”, “l'invasore”, “lo straniero”, quello per cui costruiamo muri e sempre sentiamo un “tornatene a casa tua”.
Il film offre interessanti spunti di riflessione: gli animali che popolano Zootropolis hanno tutte le caratteristiche dell'essere umano, che certo, si sarà civilizzato, si sforza di convivere, ma dentro di sé continua ancora a covare sentimenti primordiali, che, nonostante la razionalità, non riesce a controllare; anche il più docile animaletto alla fine è schiavo dei peggiori sentimenti.
“Non importa a che specie apparteniamo, il cambiamento parte da noi”, Judy dopo mille peripezie
arriva a questa conclusione, non esistono predatori e prede destinate ad esserlo per sempre, se la voglia di migliorare e crescere è dentro di lui.
P.s. Mentre concludo la mia analisi- recensione, mio nipote ha rivisto il film, ora è più grande, ha 4 anni e canta Rovazzi (no comment), il film gli è piaciuto un sacco, ahn ci tiene anche il papà di Alex (mio fratello) a farci sapere che il film è bellissimo. Quindi: bimbi e cari papà il 19 marzo regalatevi Zootropolis in divano.

Nessun commento:

Posta un commento