Partiamo
dal presupposto che il metro di giudizio (parziale, poi vi dirò perchè)
utilizzato è quello di un bambino di quasi quattro anni: mio nipote.
Ultimamente io e il mio “ragazzo” ovvero mio nipote, ci guardiamo
qualche cartone assieme. Unisco l'utile al dilettevole: divano, coperta, serpenti – che sarebbero i miei piedi con i calzini – pop corn e
filmetto. Con Zootropolis, però, qualcosa è andato storto, una parte del
film lo ha terrorizzato a morte e quindi ho dovuto spegnere. Quindi io e
la Nini (la gatta), ce lo siamo dovute guardare a casa nostra, senza pop
corn questa volta, altrimenti li vuole pure lei e ad un gatto i pop
corn, non fanno proprio bene.
Zootropolis è il vincitore agli
Oscar 2017 nella categoria “miglior film d' animazione”; non poteva
essere diversamente, visto che ho colto in questo film una certa vena
politica. Il film è della Walt Disney Animation Studios, ed ho trovato
fantastico che un contrabbandiere all'angolo di una strada vendesse dvd
pirata di tutti i film Disney.

Il film offre
interessanti spunti di riflessione: gli animali che popolano Zootropolis
hanno tutte le caratteristiche dell'essere umano, che certo, si sarà
civilizzato, si sforza di convivere, ma dentro di sé continua ancora a
covare sentimenti primordiali, che, nonostante la razionalità, non
riesce a controllare; anche il più docile animaletto alla fine è schiavo
dei peggiori sentimenti.
“Non importa a che specie apparteniamo, il cambiamento parte da noi”, Judy dopo mille peripezie
arriva
a questa conclusione, non esistono predatori e prede destinate ad
esserlo per sempre, se la voglia di migliorare e crescere è dentro di
lui.
P.s. Mentre concludo la mia analisi- recensione, mio
nipote ha rivisto il film, ora è più grande, ha 4 anni e canta Rovazzi
(no comment), il film gli è piaciuto un sacco, ahn ci tiene anche il
papà di Alex (mio fratello) a farci sapere che il film è bellissimo.
Quindi: bimbi e cari papà il 19 marzo regalatevi Zootropolis in divano.
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