lunedì 19 febbraio 2018

A casa tutti bene, l'isola dello sclero!

A casa tutti bene è l’ultimo film di Gabriele Muccino, in questo film vengono riunite alcune vecchie conoscenze del suo cinema. La storia, sembrerebbe buona, lo svolgimento decisamente peggio: Alba (Stefania Sandrelli) e Pietro (Ivano Marescotti) per il loro cinquantesimo anniversario di matrimonio radunano tutti i parenti più stretti, figli, fratelli e nipoti su un’isola. Tutti dovrebbero rimanere il tempo della cerimonia e i festeggiamenti, ma arriva un forte temporale che blocca tutti i traghetti, quindi l’allegra famigliola sarà costretta a convivere per almeno due notti. Ci sono talmente tanti personaggi che per scrivere la recensione mi sono dovuta fare un albero genealogico, ma la cosa è che a tutti si vuole dare spazio, così si finisce per avere piccoli frammenti di storie e nessun quadro completo della situazione.
I festeggiati hanno tre figli: Paolo (Stefano Accorsi) il ribelle della famiglia, scrittore, artista, intellettuale, viaggiatore; Sara (Sabrina Impacciatore) sposata con  Diego (Giampaolo Morelli), hanno un figlio e lui la tradisce (con Tea Falco, per tutto il film avevo il terrore di vederla sbucare, pregavo perché non avesse un ruolo principale per non sentirla recitare per molto tempo e grazie al cielo ha avuto una particina di pochissimi minuti, recitati come al solito alla sua maniera, mi chiedo, ma sta ragazza perché recita?); Carlo (Pierfrancesco Favino), divorziato dalla dolcissima Elettra (Valeria Solarino) e risposato con la schizzata Ginevra (Carolina Crescentini) e beato tra le donne ha due figlie, tutti e cinque (più il migliore amico della figlia maggiore) sono presenti alla cerimonia. La seconda moglie è ossessionata dalla prima e il drammone è servito come un pranzo di Natale. Alla cerimonia è presente anche la sorella di Pietro, Maria (Sandra Milo, ogni volta che parlava mi aspettavo che iniziasse ad urlare “Ciro”, peccato che uno dei suoi figli non si chiamasse così nel film), meno ricca ed economicamente meno fortunata del fratello, ha due figli: Riccardo (Gianmarco Tognazzi) e Sandro (Massimo Ghini). Sono questi membri della famiglia a muovere un po’ tutta la situazione e a mettere in risalto tutte le ipocrisie dell’altro ramo della famiglia. Le coppie più riuscite, perché autentiche, che cercano di prendere di petto le loro difficoltà e non le nascondono sotto il tappeto come fossero polvere sono Riccardo e la moglie Luana (Giulia Michelini), i due aspettano un figlio e sono in serie difficoltà economiche, vengono trattati come pezze da piedi, tant’è che li mettono a dormire su un materasso, per terra. Si può far dormire una donna incinta per terra e dare il letto a due adolescenti? Non vi dico la rabbia. Riccardo vorrebbe tornare a lavorare al ristorante dei cugini, ma loro non lo rivogliono assolutamente, Luana osserva i tentativi del marito di elemosinare un impiego e strisciare ai piedi dei parenti, alla fine sbotta gettando in faccia tutte le verità degli altri componenti della famiglia. Una grande, avrei voluto tanto alzarmi in piedi ed applaudirla. L’altra coppia è quella composta da Sandro e la moglie Beatrice (Claudia Gerini), lui è malato di Alzheimer, spesso fa ridere, perché è regredito ad uno stato infantile però nella risata a me ha messo tristezza, chi conosce questa malattia sa che c’è poco da ridere e Beatrice lo sa, deve prendere una decisone per lei e per il marito, urla in faccia al fratello di Sandro quello che sta passando, insieme allo sclero di Luana, tra le scene più riuscite del film. Forse le uniche.

Azzarderei a dire che è tra i film meno riusciti di Gabriele, urla inutili, personaggi piatti, macchina da presa frenetica che rincorre i personaggi che litigano rincorrendosi per tutta la casa, per le salite dell’isola (bisogna far movimento se si vuole recitare ansimando), si cerca il movimento anche quando non è importante. Manca una riflessione, su cosa dobbiamo riflettere? Sull’ipocrisia borghese? Di nuovo? Se voleva farlo, questa volta è uscito male, mancano gli ambienti borghesi, manca una direzione precisa dei personaggi e della storia stessa. Peccato, è un film che non è né carne, né pesce! 

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