martedì 17 ottobre 2017

L'UOMO DI NEVE (Un film dimenticabile)

Un giovane ragazzo viene abbandonato dal padre violento e insensibile, con una madre instabile che decide di farla finita quando la situazione precipita, l'unica via di fuga per reprimere la propria rabbia la troverà nelle intense nevicate che lo accompagneranno lungo una strada fatta di sangue.
Diretto da Tomas Alfredson, basato sul romanzo best sellers di Jo Nesbø, vediamo come produttore esecutivo Martin Scorsese, il tutto accompagnato da un ottimo cast dove spiccano come protagonisti Michael Fassbender nei panni del disilluso detective Harry Hole e Rebecca Ferguson che interpreta Katrine Bratt, giovane poliziotta alle prime armi.

Le carte in tavola per realizzare un film memorabile c'erano tutte, ma qualcosina deve essere andata leggermente storta. Per non gettare solo fango (o neve in questo caso) comincerei complimentandomi con la fotografia lasciata nelle mani di Dion Beebe (vincitore dell'Oscar alla migliore fotografia nel 2006 per il film Memorie di una geisha) che ha generato un'atmosfera eccezionale sotto tutti punti di vista. Essendo stato interamente girato in Norvegia, gode di fantastiche ambientazioni, immersive e coinvolgenti, facendoti provare continui brividi di freddo solamente con la forza delle inquadrature. Per molti versi mi ha ricordato un pò l'aria che si respira nel film Uomini che odiano le donne (2009, diretto da Niels Arden Oplev), anche se purtroppo non regge minimamente il confronto.


Per cominciare voglio esprimere il mio disappunto sulla caratterizzazione dei personaggi, per nulla sfaccettati e caratteristici. Il detective Harry Hole (Michael Fassbender) ci viene presentato come il classico personaggio da film noire con problemi di alcolismo, cinico e disilluso, ma senza l'aggiunta di quel tassello caratteriale fondamentale per renderlo distinguibile tra i tanti; Tra l'altro, nonostante i suoi problemi di alcolismo, viene visto solamente in una brevissima scena con la bottiglia in mano.
I personaggi secondari sono anch'essi piatti e privi di sfaccettature, compreso il killer, che una volta svelata la sua identità, non lascia la benchè minima sorpresa sul nostro volto.
Durante lo svolgimento delle indagini da parte del detective Harry Hole, non veniamo mai presi per mano e accompagnati in quel freddo mondo fatto di congetture, ipotesi e condanne, ma restiamo distanti, impossibilitati di entrare in piena empatia con i personaggi.

L'uomo di neve è un prodotto andato sprecato, con un ottimo potenziale per nulla sfruttato. Poteva entrarci nell'anima, restarci e mai andarsene, invece quel che conserviamo è un ricordo che presto andrà a sciogliersi, proprio come un piccolo pupazzo di neve.

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