domenica 22 ottobre 2017

Libere disobbedienti Innamorate

Il film che vi racconto oggi, l'ho visto più di qualche mese fa, prima dell'estate.
Con il C.I.F (Centro Italiano Femminile) di Adria e il Politeama (il cinema cittadino) avevamo iniziato dall'otto marzo, con Florence, una serie di appuntamenti su film che parlavano di donne. La collaborazione aveva una natura aggregativa ed educativa.
La cosa però si è esaurita dopo tre incontri, non per colpa nostra o della gestore del cinema. Il problema è ben più grave e triste: il cinema è stato chiuso, e mentre il governo approva una legge che va proprio ad incentivare l'aumento delle sale cinematografiche, un paese di quasi 19.000 abitanti si ritrova a perdere l'unica sala che aveva, che funzionava benissimo e che ormai aveva instaurato con il gestore e i suoi collaboratori un rapporto di amicizia. Il film che ho preparato con le mie colleghe, per la cittadinanza adriese (quella sera però aveva Juventus-Barcellona da vedere in tv, perciò si è persa quella serata, a quanto pare Adria, se gioca la Juve, si ferma, manco fossimo a Torino).
Libere disobbedienti Innamorate (ogni volta mi viene da scrivere/dire Giovani carine e disoccupate, ma quello è più o meno un altro titolo). Allora, la trama è questa: tre ragazze, diversissime tra loro si ritrovano a condividere, per un breve periodo lo stesso appartamento a Tel Aviv.
Protagoniste sono le donne, a partire dalla regista e sceneggiatrice Mayasaloun Haumoud. Il film è una coproduzione Franco-Israeliana. L’ambientazione è la Tel Aviv contemporanea, immersa in locali notturni, alcool, droga e musica a tutto volume. La città viene rappresentata come una città occidentale, in cui la tradizione orientale si mescola alla cultura occidentale. La convivenza tra le due realtà, per molti aspetti in conflitto tra di loro, viene rappresentata dal rapporto che c'è tra le tre ragazze e le loro rispettive madri; quest'ultime sono saldamente ancorate nella tradizione, mentre le figlie sono in bilico tra la contemporaneità dei loro giorni e il bisogno di rappresentare i valori della famiglia. Da questo conflitto solo la personale identità delle tre riesce ad emergere e la loro commovente complicità.
Poi c'è la presenza maschile, l'uomo non è poi così tanto forte, come potrebbe sembrare ad un primo sguardo, non è attore protagonista, da un lato sembra fare da sfondo, dall'altro il maschilismo che incarnano rappresenta un imponente macigno sull'identità femminile. Questi non hanno la forza di annullare le donne, per questo motivo al termine del film (almeno per me), non li ricordi.
C'è la figura del padre di !? Che mi lascia un po' perplessa, quando guarda la figlia e sembra essere comprensivo con lei. Non so se si accorga che la figlia è cambiata, anche se lei continua ad avere il velo. Questo dubbio mi viene perchè nel film più volte torna una frase sull'abito, in poche parole l'importante è apparire. Il padre vede forse solo l'apparenza? O forse capisce il bisogno della figlia di essere compresa e confortata?
C'è un'altra cosa che mi ha molto colpito del film, il cibo, viene spezzato con le mani. Il cibo è l'archetipo del nutrimento, della donna che sfama, ma quando viene inquadrato, si ha come l'impressione che il cibo, sia qualcosa di sporco, di disturbante, assume sfumature quasi sporche e oserei dire di violenza, non c'è quell'aspetto gioioso e di condivisione che il cibo, molto spesso porta con sé, come ad esempio le tavolate di amici e parenti.
Il film mi ricorda molto il cinema europeo, in particolare le cinematografie francesi (c’è da ricordare che nella storia cinematografica israeliana sono forti le influenze del cinema francese).
Libere disobbedienti innamorate sarà il primo di una trilogia, ma i capitoli successivi non proseguiranno la vita di Layla, Nour e Salma, ma verranno approfondite altre storie, con altre donne.
Il film, mi è piaciuto moltissimo, in alcuni punti mi ha commosso per aver affrontato con coraggio e forza alcuni temi, solo la mano di una donna poteva raccontare con delicatezza una cosa così forte come la violenza sulle donne. Il finale è carico di intensità, privo di parole, ma solo sguardi e sospiri che condurranno le tre ragazze a perdersi nel mondo.

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