venerdì 28 aprile 2017

Far East Film Festival. Giorno 7.



Duckweed di Han Han, Cina.
Duckweed













Un chiaro omaggio a Ritorno al futuro ma che tralascia l'insieme di paradossi temporali per concentrarsi sui personaggi. Il campione di rally Xu Tailang si ritrova nel 1998, a causa di un incidente fra la sua auto e un treno (citazione!), ha la possibilità di conoscere la madre morta dopo la sua nascita e il carattere del padre da giovane.
Quando si presenta alla futura moglie del padre non ne riconosce il nome: tenta quindi di impedire l'unione fra i due, o non nascerà. Da qui inizia la sequela di situazioni comiche ben realizzate, complice il carattere del padre: goffo, capo di una improbabile gang e per niente lungimirante (pensa che l'informatica sia una perdita di tempo e che i numeri dei cercapersone varrano milioni). Una commedia riuscita, con protagonisti ben delineati a cui ci si affeziona facilemente.



Old days di Han Sunhee, Corea del sud.
Il regista di Old Boy Park Chan-wook










 

Documentario sulla realizzazione del celebre cult Old Boy di Park Chan-wook, premiato a Cannes e apripista per il successo mondiale del cinema coreano.
Vengono intervistati il regista, gli attori, i membri del cast tecnico e i produttori. Questi ultimi non hanno avuto vita facile con Park che girava poche scene al giorno, alla ricerca minuziosa del ciak perfetto, con una calma invidiabile. Vengono visitati i luoghi in cui fu girato il film mostrando molti video del backstage. Moltissimo il materiale che non tralascia nessun aspetto del making of, da vedere e molto più interessante per chi ha già visto il film (gli spoiler sono infatti inevitabili).



Someone to talk to di Liu Yulin, Cina.
I coniugi protagonisti di Someone to talk to













Tratto da un romanzo, racconta la storia travagliata e a tratti comica di un marito alle prese con la moglie traditrice. La causa della rottura fra i due è l'incapacità di dialogare. Il protagonista rifiuta inizialmente il divorzio, spiegando che la moglie lo avrà solo quando il suo amante avrà lasciato la rispettiva moglie. Una scusa più che una motivazione, tentando di rimanete aggrappato ad una relazione ormai finita. A rimetterci di più è la bimba, figlia della coppia, che viene trascurata e tagliata fuori dalle dinamiche della famiglia. Ritrova la serenità con lo zio acquisito (che contemporaneamente con riesce a comunicare con la sorella del protagonista), l'unico rapporto genuino e sincero è proprio questo. Drammatico ma con punte di comicità è un film ben dosato, forse il difetto che si può riscontrare è che mostra poco l'incomunicabilità, preferisce sottolinearla con le parole del marito che si sfoga con la sorella piuttosto che mostrarla davvero nelle dinamiche famigliari.



Mon Mon Mon Monster di Giddens Ko, Taiwan.
Mon Mon Mon Monster













Black horror comedy con protagonista uno studente tartassato dai compagni. Per salvarsi diventa complice dei suoi aguzzini che sfogano la loro efferata violenza con una creatura (ha le sembianze di una giovane ragazza) simile ad uno zombie che si nutre di carne umana, catturata in un edificio abbandonato. Un altro mostro è però in libertà, sorella della prigioniera, ed è in cerca di vendetta. Non siamo di fronte ad un semplice horror, sullo sfondo il film mostra il male e la violenza insita nell'animo umano che ne produce inevitabilemente altra nelle sue vittime, creando una spirale profonda in cui la salvezza appare irraggiungibile. Qui di seguito il regista, l'attrice (il mostro!) e la produttrice.
I "mostruosi" regista, attrice e produttrice del film

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